Intervista a Valter Muchetti Assessore con delega alla Rigenerazione urbana, Commercio, Valorizzazione Patrimonio immobiliare e Protezione civile
D: Nei suoi ruoli professionali, ha mai avuto l’occasione di confrontarsi con il mondo della salute mentale in generale e della psichiatria in particolare?
R: Effettivamente poco, abbiamo ospitato alcune attività dei ragazzi del CPS di via Romiglia a cascina riscatto. La psichiatria è un mondo che conosco poco, ho amici che hanno avuto occasione di confrontarsi direttamente, ma personalmente non ho avuto grandi esperienze.
D: Parliamo di pregiudizio rispetto al tema della salute mentale lei ritiene che un utente psichiatrico subisca discriminazioni sociali?
R: Probabilmente sì, vedo una grande discriminazione sulla disabilità fisica avendo un fratello che ne soffre, lo si nota dal semplice marciapiede, il gradino, i bagni per i disabili. Se tanto mi da tanto c’è probabilmente un pregiudizio anche nell’ambito psichiatrico.
Il pregiudizio è qualcosa che si manifesta prima di conoscersi, quando poi ci si conosce i pregiudizi crollano.
Io stesso penso di avere pregiudizi, anche le mie figlie a volte me lo dicono, penso di essere figlio della mia storia. Penso che bisogna avere la capacità e l’intelligenza di non avere pregiudizi ma giudizi. Poi la diversità c’è, siamo tutti diversi ma ritengo che in questa società ci sia una sorta di pregiudizio sulle persone che hanno una disabilità psichiatrica.
D: Come si potrebbe sensibilizzare l’opinione pubblica in merito alla salute mentale?
R: La prima è l’incontro perchè quando ci si incontra ci si conosce, l’incontro è lo strumento per creare relazioni ed abbattere pregiudizi. A seconda di chi abbiamo davanti ci mettiamo anche noi delle maschere, quindi credo che avere l’oppurtinità di incontrarsi e conoscersi sia la cosa migliore. Penso che anche l’aspetto social possa aiutare allo scopo. Non tutti abbiamo gli stessi talenti, io stesso prendevo 6 in italiano ma ero piu portato in altre materie, ognuno ha talenti diversi quindi l’aspetto social potrebbe aiutare a comunicare ad una platea più ampia, e predisporre una relazione per incontri individuali.
D: I social possono arrivare a stimolare anche categorie di generazioni più giovani?
R: Anche i giovani hanno certi pregiudizi, alcuni di piu altri di meno. Quindi c’è stato nelle dinamiche della storia, quindi avrai l’anziano che ha un certo giudizio, e il giovane che non sempre ha un percorso culturale che lo porta a non avere pregiudizi, ne avrà altri,
D: Crede che al giorno d’oggi la società, i genitori, i medici di base abbiano meno paura della psichiatria?
R: Hanno meno timore ad affrontare il problema, una volta il disabile stava chiuso in casa. Capita anche il genitore che guarda wikipedia su internet e pensa di essere il medico migliore, poi però ti rendi conto di avere un figlio con delle criticità che necessita di un medico, di una persona più preparata, che possa dare una diagnosi in tempi brevi.
D: Anche con la scuola, la questione dell’inclusione si sta diffondendo negli ultimi anni,
R: Mio figlio aveva in classe un ragazzo autistico, che era diventato un po’ il fratello di tutti, lo portava anche a casa. Nella scuola l’aspetto inclusivo è determinante, se includi un ragazzo disabile includi tutti, la normalità e diversità diventano aspetti relativi.
D: Secondo lei come sarebbe possibile prendersi cura della propria salute mentale?
R: Penso che ci si debba affidare a chi ne sa di più, al servizio sanitario nazionale, che può avere delle criticità, che ha delle criticità, ma è una garanzia di uno standard e affidabilità. Ritengo molto importante anche l’ambiente famigliare, circondarsi di chi ti vuole bene. Accantonerei il fai da te, il decido io cosa fare, se c’è qualcuno che ha studiato prima di te queste cose, ne è piu preparato. Quindi l’affidarsi a chi ne sa, ma insieme a chi ti vuole bene.