Fabio e Andrea, storici partecipanti alla redazione di MenteSerena.it, sono andati ad intervistare consulenti e partecipanti del Corso For “Kobayashi”!
Fabio: Quando ti svegli al mattino, pensando che andrai al corso FOR, come ti senti?
Isabella: Io sono facilitatrice di questo corso, insieme a Valeria e Gabriella. Il mattino, quando devo venire a fare questo corso FOR, mi sento molto bene perché la mia mente è fantasiosa e mi aiuta a vedere le cose sotto un altro aspetto, più positivo del solito.
Partecipante: Io tendenzialmente mi sento abbastanza rallegrata perché faccio qualcosa che arricchisce la mia vita e mi aiuta a superare la mia malattia.
Partecipante: Mi sento tranquilla, non ho nessuna aspettativa perché so che se arrivassi con qualche aspettativa non sarebbe comunque quella giusta. Questo corso è un pozzo di fantasia e di creatività, mi piace proprio per questo; è tutto molto nuovo per me e lo consiglio per il tipo di rapporto, anche comunicativo, che si instaura con le altre persone. Questa è stata la mia prima esperienza e penso di continuare.
Partecipante: Mi sento sicuramente bene, è un modo in più per alzarsi e coltivare un impegno durante il giorno, per non pensare ad altre cose, ma focalizzare l’attenzione sul qui ed ora, sul presente, sulla partecipazione al corso, che è molto utile.
Fabio: Ciao Valeria, ci racconti brevemente in cosa consiste questo corso?
Valeria (consulente): È un corso che ha come finalità quella di riuscire a stimolare maggiormente la propria fantasia, che è uno strumento che ognuno ha a disposizione. Magari in qualcuno è più sopito, in qualcuno è più evidente, ma è uno strumento a disposizione di tutti, che si può mettere in moto attraverso alcuni meccanismi, alcuni esercizi, giochi. Principalmente parlo dell’edizione di quest’anno, che sono stati 3 incontri, quindi una cosa piuttosto compressa nel tempo. In accordo con Gabriella, che è l’operatrice, e Isabella, che ha fatto da facilitatrice quest’anno perché aveva già frequentato l’anno scorso, ho deciso di partire da giochi ed esercizi che abbiano come punto di riferimento dei dati di realtà, degli oggetti, che possono diventare però tutt’altro, trasformati dalla fantasia. Faccio l’esempio di quello che abbiamo fatto oggi: ognuno partiva dall’osservazione dello spazio che ha a disposizione, quindi questa struttura, e provava ad individuare un luogo che gli piaceva, così per istinto, e provava ad immaginare una scena che poteva accadere plausibilmente in quell’angolo di stanza, davanti a quella finestra, attorno a quel tavolo, e ognuno ha in qualche modo animato quello che aveva ipotizzato che potesse accadere lì; un partecipante è partito dal dall’osservazione del caminetto e si è immaginato che lì attorno potesse avere luogo una castagnata e ha dato voce ai pensieri di tutti quelli che potevano essere lì. Questo è un esempio delle cose che abbiamo fatto, che comunque sono partite tutte da un dato di realtà sul quale si può costruire tanto. È la stessa cosa che uno può fare per strada, quando intercetta un discorso tra due persone o una telefonata, quando si dice “mi faccio il film di quello che sta accadendo”. E allora quello è un momento in cui la fantasia si mette in moto e mi invento delle cose che siano in alcuni casi plausibili, in altri totalmente immaginari, e partono da uno scambio di battute dal fatto che tu hai una felpa bianca, io mi immagino che questa felpa sia del Milan e te la sei comprata quando sei andato allo stadio di San Siro, dove c’è il museo e tu ti sei comperato lì la felpa perché c’è tutta una storia dietro; non so se è vera, ma io me la sto immaginando e quindi sto facendo un esercizio con la mia fantasia. Ecco, questo è Kobayashi!